In un post di qualche tempo fa affrontavamo il tema dei sound bites, ovvero di quelle brevi frasi utilizzate come slogan elettorali per comunicare un messaggio in modo immediato. In questo inizio 2018 sembra che i politici abbiano imparato la lezione: la campagna elettorale è, infatti, iniziata a colpi di sound bites di un certo livello, che stanno avendo una forte presa sul grande pubblico. Si tratta per lo più di “promesse elettorali” relative ad abolizioni di leggi impopolari. Ecco gli slogan elettorali che abbiamo sentito fino ad oggi (lista in costante aggiornamento):
- Aboliremo il canone TV (Renzi)
- Via bollo auto e tasse su prima casa (Berlusconi)
- Aboliamo le tasse universitarie (Grasso)
- Toglieremo l’obbligo dei vaccini (Salvini)
- Istituiremo il reddito di cittadinanza (Di Maio)
- Occorre abolire la riforma Fornero (Salvini)
- Abolire spesometro, redditometro e split payment (Di Maio)
Perché i sound bites funzionano
I sound bites funzionano perché sono semplici, possono essere compresi dalla maggioranza della popolazione e ben si prestano alla comunicazione su alcuni media, come la tv, in cui si ha poco tempo a disposizione per lanciare un messaggio. Inoltre, la loro brevità si sposa perfettamente con il tasso sempre più basso di attenzione e propensione all’approfondimento che caratterizza la nostra epoca. Le persone sentono un sound bite in radio mentre sono in macchina, in televisione mentre stanno cenando, oppure lo leggono mentre scrollano la bacheca di Facebook, ecc. Approfondire non è più necessario o, per lo meno, non è un’attività su cui tutti sono disponibili ad investire tempo e risorse cognitive. Se da un lato c’è una parte della popolazione attiva, propositiva, attenta, dall’altro ce nè un’altra parte molto più consistente che è distratta, più superficiale, con una capacità di riflessione più modesta, se vogliamo. All’elettore medio oggi poco importano le conseguenze che queste politiche potrebbero avere, le coperture finanziarie, ecc.
La politica del do ut des
La comunicazione politica di oggi, distante anni luce dai comizi della qualche decennio fa, sono sempre più mirati a risolvere un problema concreto, immediato, tangibile, della persona. Adesso è quasi inutile parlare di questioni macroeconomiche, problemi strutturali, debito pubblico, sostenibilità della previdenza sociale. La recente polemica social sul costo dei sacchetti biodegradabili ne è un esempio lampante. La comunicazione politica oggi cerca di entrare in contatto con i piccoli, grandi, (inutili?), problemi del cittadino comune, utilizzando magari tecniche di storytelling per convincere l’elettorato a preferire un candidato anziché un altro.
Il target è costituito da quella parte di elettorato che non ha le idee chiare, il cosiddetto popolo degli indecisi, non chi invece segue l’attualità ed è in grado di fare della valutazioni più profonde; questi ultimi, infatti, difficilmente si lasceranno convincere da qualche proclamo.
Il rischio, quindi, è che una fetta di popolazione voti un politico non in base alla sua visione a medio-lungo termine, ma in base ad una semplice ed effimera promessa, una sorta di do ut des insomma.
Il più efficace
Qual è, secondo te, il sound bite più efficace tra quelli elencati sopra? Quali sono, secondo te, gli slogan elettorali che potrebbero influire sulle preferenze degli elettori italiani nella campagna elettorale per le politiche 2018?