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Persona con disabilità, disabile o diversamente abile? Guida alle parole

Nel mondo frenetico del giornalismo, la necessità di trasmettere informazioni in modo rapido e sintetico spesso porta a utilizzare generalizzazioni, stereotipi e abbreviazioni per diffondere informazioni ad un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. Questo, tuttavia, non può avvenire a discapito del rispetto e della dignità delle persone, specie quando si tratta di persone con disabilità.

In questi giorni mi sono imbattuto nell’ottima iniziativa dell’Ordine nazionale dei giornalisti che ha redatto una guida per promuovere una comunicazione adeguata e rispettosa delle persone con disabilità. Il progetto è stato promosso e ideato dal Coordinamento per le pari opportunità dell’Ordine nazionale, ed è stato curato dai giornalisti Antonio Giuseppe Malafarina, Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani.

Disabile o diversamente abile? Prima la persona, poi la disabilità

La raccomandazione principale contenuta della guida è quella di porre sempre la persona al centro della comunicazione. Anziché usare termini come “handicappato”, “portatore di handicap” o “diversamente abile”, è opportuno adottare l’espressione “persona con disabilità”, mettendo così in primo piano l’individuo anziché la sua condizione.

Persona con disabilità, infatti, è l’espressione corretta perché parte dal presupposto di mettere al centro la persona, mentre la sua condizione, nel caso servisse indicarla, dovrebbe essere segnalata in secondo piano.

Se poi per esigenze di spazio occorre ridurre i caratteri, bisogna sempre fare attenzione a che la parola disabile indichi sempre l’aggettivo (persona disabile) anziché il sostantivo (il/la disabile, l’autistico/a, la/il cieca/o, ecc.).

Anche il termine “diversamente abile” (dall’inglese differently abled), usato fino a qualche anno fa, non dovrebbe essere usato, perché la diversità è caratteristica di ognuno di noi. Chi si trova in una condizione di disabilità – che, ricordiamo, può essere anche temporanea, come nel caso di una persona che ha subito un intervento agli occhi, una persona che ha un arto ingessato, ecc. –  si trova semplicemente in un rapporto sfavorevole tra le sue condizioni di salute e l’ambiente circostante: la disabilità può riguardare tutti.

Per lo stesso motivo non è corretto usare la parola “normodotato”, che andrebbe sostituita con “persona senza disabilità” o “che non ha condizione di disabilità”.

Le persone con sindrome di Down

Seguendo sempre la logica di mettere al centro la persona, è meglio evitare di accorciare alcune definizioni, come nel caso delle persone con sindrome di Down, spesso indicate semplicemente come “down”, utilizzando addirittura il minuscolo. Se non vi è abbastanza spazio (per esempio, nei titoli) possono essere utilizzati degli escamotage creativi per approfondire e spiegare, come l’utilizzo del sommario, dell’occhiello, ecc. per specificare.

No al superomismo e al pietismo

Nel raccontare storie o notizie che riguardano gli individui con disabilità, occorre fare attenzione a non scadere nella compassione: le persone non vogliono essere viste con pietà o carità. Una persona con disabilità non è necessariamente malata.

Quando, per esempio, una persona utilizza una carrozzina, non devono essere usate espressioni quali “relegata” o “confinata” in una carrozzina, perché sono termini che indicano una costrizione, mentre l’ausilio è un mezzo che permette, al contrario, una maggiore libertà.

Allo stesso modo occorre evitare anche il superomismo, ovvero l’esaltazione o la sensazionalizzazione del talento e delle capacità di queste persone per il solo fatto che siano “con disabilità”.

Alcuni accorgimenti

Se si devono intervistare delle persone diversamente abili e, in particolare, persone cieche o ipovedenti, ricordiamoci che queste non sono in grado di cogliere le espressioni del volto o i gesti. In questi casi è fondamentale parlare mantenendo il contatto visivo, senza avere la luce alle spalle, assicurandosi di avere il viso ben illuminato, non scuotendo troppo la testa o voltarsi per fare altro, perché potrebbe risultare difficoltoso seguire il labiale.

Un’altra accortezza potrebbe essere quella di annunciare il proprio arrivo, la partenza e qualunque altro movimento importante, per dare modo alla persona con deficit visivo di comprendere il suo ruolo nello spazio.

Esempi pratici

Come sottolinea la guida, “il linguaggio cambia la cultura, la cultura influenza il linguaggio”. Di seguito alcuni esempi di parole e terminologie da evitare e quelle da preferire (all’interno della guida, la tabella completa).

Da evitareDa usare
Handicappato, persona handicappata, disabile, diversamente abile, persona disabile, persona diversamente abile.Persona con… (specificare la condizione: per es., paraplegia, tetraplegia, cerebrolesione, sindrome di Down ecc.). Persona con una disabilità o con disabilità.
Persona normale, persona normodotata, normodotato.Persona senza disabilità (preferibilmente) o persona che non ha disabilità.
Un paraplegico, un tetraplegico.Una persona con paraplegia, tetraplegia.
Un cieco, un non vedente, una persona non vedente (meglio evitare il “non” iniziale, che rischia di negativizzare la persona in generale).Una persona cieca. Per chi ha un residuo visivo, usare: persona ipovedente.
Un ritardato, un Down, una persona Down, mongolo, mongoloide.Una persona con disabilità intellettiva o relazionale (non esistono persone ritardate e non è corretto indicare un ritardo mentale). Una persona con sindrome di Down (condizione genetica e non malattia).
Spastico, cerebroleso.Persona con una paralisi cerebrale, persona cerebrolesa, persona con una cerebrolesione.
Afflitto da (le persone con una disabilità non devono essere viste o considerate come afflitte da qualcosa; questo termine presuppone sofferenza e ridotta qualità della vita).Una persona con… (indicare la condizione di disabilità).
Confinato oppure relegato in carrozzina.Usa una carrozzina (la carrozzina aiuta a muoversi e non limita).
Carrozzella (è quella trainata da cavalli).Carrozzina o sedia con ruote o sedia a rotelle o sedia con rotelle.
Sordo, sordomuto (i sordomuti non esistono), non udente, persona non udente (come nel caso delle persone cieche, meglio evitare il “non” iniziale, che rischia di negativizzare la persona in generale).Persona sorda o persona con anacusia o persona anacusica. Per coloro che hanno residuo uditivo usare persona ipoacusica.
Linguaggio dei segni.Lingua dei segni (la lingua dei segni è una vera e propria lingua, con traduttori specifici). Lingua dei segni italiana (acronimo: Lis). Meglio specificare a quale nazione si riferisce, essendo la lingua dei segni diversa nei vari Paesi.
Nano.Persona con nanismo (non usare: affetto da), persona con acondroplasia o persona con pseudoacondroplasia (secondo la condizione e solo se effettivamente la persona è bassa per questo motivo), persona con bassa statura (diffuso nei Paesi anglosassoni, meno in Italia).
Tabella con parole e terminologie da evitare e quelle da preferire.
Fabio Brocceri
Fabio Broccerihttps://www.fabiobrocceri.it
Sono un giornalista, addetto stampa e comunicatore pubblico. Il mio lavoro consiste nell'aiutare enti, imprese e istituzioni a comunicare meglio. Clicca qui se vuoi saperne di più oppure seguimi sui social.

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