Nelle ultime settimane politica e mass media hanno introdotto un nuovo termine per indicare una misura che intende varare il nuovo governo, ovvero la “pace fiscale“. Un termine già entrato nel linguaggio comune (alla pari dei numerosi slogan che abbiamo sentito quest’anno), tant’è che ogni giorno aumentano le ricerche su Google di query come “pace fiscale 2018”, “pace fiscale 5 stelle”, “pace fiscale ultime notizie”, “pace fiscale quando” e così via. Ma di cosa si tratta?
Cos’è la pace fiscale?
Con questo nuovo sound bite si fa riferimento ad una nuova misura che l’esecutivo intende varare e che permetterebbe a chi non ha pagato le tasse (per i più svariati motivi) di regolarizzare la sua posizione fiscale pagandone solo una parte (con una percentuale ancora da definire), senza interessi e sanzioni che normalmente si applicano a chi non paga nei tempi stabiliti dalla legge.
Quindi è un condono? Una sanatoria?
In sostanza sì. Senza entrare nel merito delle valutazioni politiche del caso, va evidenziato che la parola condono (o sanatoria) ha una connotazione essenzialmente negativa. Infatti, le persone potrebbero ragionare in questi termini: perché alcuni “furbetti” che non pagano le tasse in tempo dovrebbero essere avvantaggiati rispetto a chi invece le tasse le paga regolarmente nei tempi stabiliti? La parola condono potrebbe, quindi, rivelarsi un boomerang e alimentare un dibattito acceso in merito alla proposta.
Chi è il nemico?
In un saggio illuminante, Umberto Eco aveva parlato della costruzione sociale del nemico. Non c’è niente di meglio dell’avere un nemico comune, infatti, per generare vicinanza, empatia, comunione. In questo caso, il fisco viene dipinto come un nemico, un’entità cattiva, un vessatore del contribuente che limita la libertà dei cittadini e blocca lo sviluppo delle imprese. Sebbene in alcuni episodi potrebbe accadere che il fisco si configuri come tale, nessun accenno viene fatto alla funzione che svolgono le tasse per finanziare la spesa sanitaria, quella per le pensioni, i servizi pubblici come scuole, trasporti, ecc. Lo storytelling subisce un deciso sbilanciamento verso una parte ben precisa.
Pace e scudi fiscali vs guerre e vessazioni
Ecco, dunque, che la terminologia con cui si fa riferimento all’universo semantico del fisco ruota inevitabilmente attorno a concetti che richiamano alla mente qualcosa di negativo. Se c’è una guerra fiscale in atto (?) la soluzione è la pace (parola che assume universalmente valori positivi). Se si va in guerra, meglio difendersi con uno scudo (fiscale), per proteggersi contro gli attacchi dell’aggressore vessatore grazie a un’imposta una tantum. Le dicotomie che si creano sono, quindi, ben definite:
Pace vs Guerra
Scudo vs Vessatore
Anche per quanto riguarda il rientro dei capitali detenuti illecitamente all’estero non è stato usato spesso il termine condono o sanatoria. In questo modo una politica che dovrebbe portare quantomeno a interrogarsi sulle implicazioni morali e civiche viene sfumata e “raccontata” in modo assolutamente soggettivo e poco neutro.