Con l’esplosione dei social network, il giornalismo online è stato messo a dura prova dal dilagare di webwriter e brand reporter che manipolano, con motivi più o meno etici e legittimi, l’informazione in cerca di click ed engagement. Come può, dunque, il giornalista salvaguardare la sua professione e i cittadini il proprio diritto a ricevere una corretta informazione?
Giornalismo online vs cartaceo
A differenza del giornalismo tradizionale, il giornalismo online offre la possibilità di mettere a disposizione del lettore una moltitudine di informazioni e di fonti: ad esempio, è possibile linkare ai documenti ufficiali, creare delle fotogallery, affiancare alle notizie dei video con le dichiarazioni dei protagonisti, e così via. Grazie al giornalismo online, il processo di costruzione e presentazione delle informazioni (alla base dell’architettura dell’informazione) permette ai lettori di avere tutti gli strumenti necessari per verificare da sé le notizie. Il giornalista che lavora online diventa allora un po’ un demiurgo che, grazie all’assoluta libertà di organizzare lo spazio web, può indirizzare l’esperienza del lettore, aiutandolo a realizzare autonomamente una sorta di fact checking, permettendogli di accedere direttamente alle fonti.
Bufale: un problema culturale
La diffusione delle bufale è però indubbiamente un problema soprattutto di tipo culturale. Più, infatti, è basso il livello di istruzione degli utenti, più aumenta il rischio di “abboccare” ad una fake news. Le persone meno istruite in generale sono le più vulnerabili, ma lo sono di più quelle con una più bassa alfabetizzazione informatica: grazie alla diffusione degli smartphone, si è colmato via via il divario digitale a livello quantitativo, ma non quello qualitativo.
Quali soluzioni?
Da qualche giorno è partita la campagna, lanciata dalla presidente della Camera Laura Boldrini, #bastabufale. Visitando il sito è possibile firmare un appello che si rivolge, oltre ai giornalisti, alle scuole e alle università, per incoraggiare un uso consapevole di internet, ai social network, per aumentare la collaborazione con istituzioni, editori e testate giornalistiche, e alle imprese, che dovrebbero prestare una maggiore attenzione ai luoghi virtuali in cui i loro prodotti vengono pubblicizzati.