Oggi veniamo costantemente bombardati da migliaia di informazioni. La mattina accendiamo la tv, in macchina sentiamo la radio, vediamo i cartelli pubblicitari per strada, smanettiamo con il nostro smartphone in cerca di notizie, leggiamo i giornali e le riviste: non c’è un momento nel corso della giornata in cui non entriamo in contatto con l’informazione, nel senso più ampio del termine. Ovunque c’è sempre qualcuno che tenta di comunicarci qualcosa. Ma allora perché alcuni messaggi ci arrivano ed altri no? Perché tra tutte le informazioni a disposizione scegliamo di riceverne solo alcune in particolare?
L’attenzione selettiva
Uno degli elementi che inizia a pesare sempre di più nella moderna società dell’informazione è, infatti, quello dell’attenzione. La nostra mente, non potendo prestare contemporaneamente attenzione a tutti gli stimoli che ci arrivano, opera come un filtro, lasciando passare alcune informazioni e ignorandone altre, che vanno a costituire una sorta di “rumore di fondo”. Si tratta del fenomeno dell’attenzione selettiva, per cui, a causa delle nostre risorse cognitive limitate, selezioniamo alcuni stimoli e ne ignoriamo altri. Ecco perché negli ultimi anni i media abbondano di annunci sempre più “forti”, linguaggi sensazionalistici (schock!), pubblicità sempre più creative, ecc. che cercano di attirare la nostra attenzione, divenuta un fattore chiave per chi fa comunicazione.
A cosa prestiamo attenzione?
Qualche tempo fa ti avevo parlato dei criteri di notiziabilità, ovvero di quei parametri utilizzati dai giornalisti per stabilire cosa può destare l’interesse del destinatario di una comunicazione. In genere, la nostra attenzione viene richiamata dai toni accesi, dalle comunicazioni sopra le righe, da qualcosa che si distingue dal “rumore di fondo” di cui ti dicevo sopra. Ma anche dal background culturale ed emotivo che ci portiamo dietro. Molti di noi, poi, sono più sensibili su certi temi rispetto ad altri e, quindi, anche l’attenzione viene focalizzata sulle notizie e sulle comunicazioni che riguardano un tema specifico. Se, per esempio, abbiamo un amico o un familiare disabile, la nostra attenzione sarà più marcata verso le notizie o gli annunci su questo argomento rispetto a chi non vive questa situazione. Lo stesso vale anche per le questioni politiche, religiose, etiche e così via.
Anche le comunicazioni che riguardano questioni pratiche saranno più facilmente intercettate. Se abbiamo intenzione di ristrutturare casa, saremo più sensibili agli annunci pubblicitari inerenti ditte che operano ristrutturazioni, notizie sulle agevolazioni fiscali, ecc.
A ciascuno il suo messaggio
Leggendo il processo comunicativo in quest’ottica e, soprattutto, alla luce di un contesto dove sovrabbondano le informazioni, diventa fondamentale “tarare” quanto più possibile il messaggio che vogliamo veicolare. La comunicazione di massa così come la si intendeva fino alla fine del secolo scorso diviene sempre meno efficace, mentre acquista sempre più efficacia la comunicazione mirata, che tiene conto delle varie caratteristiche personali dei destinatari. Per catturare l’attenzione delle persone, meglio quindi puntare su una comunicazione più personale e attenta ai bisogni (anche inespressi) del destinatario che si vuole raggiungere.
Allora quando si vuole pubblicizzare un certo evento dobbiamo sapere a chi e’ rivolto questo, il nostro target. Perche’ cosi arrivera “a ciascuno il suo messaggio”. Molto utile.
Esatto. Grazie Eugenia!